Omaggio a Dante Alighieri di
il veltro 34 istra formola| quando diciamo di Lui| come Dio : ciberà sapienza| amore e virtute| quasi ripetendo le parole d? Isaia ai Padri del Limbo| quando vi sfolgorò la luce del vincitor della morte (Vang. di Nicod. ediz. del Fabr.): « Ecco il lume del Padre| del Figliuolo e dello Spirito Santo ».
L'altro senso di questo e del precedente verso ben fu inteso dal eh. signor cav. Salvatore Betti| che nel voi. 276 del Giornale Arcadico scriveva: Solo in Gesù Cristo sono quelle sovrumane eccellenze che il Poeta indica per riconoscerlo; di non curare cioè niuna cosa terrena (nè terra| nè peltro) e d'essere per essenza divina tutto sa-* pienza| tutto amore e tutto virtù.
105 E sua nazion sarà tra feltro e feltro.
Questo verso si porge mirabilmente ad esser dichiarato tanto in senso letterale-proprio che improprio.
In senso letterale-^proprio| la nazione di un veltro vale la sua generazione| ossia la sua razza. E siccome a tempi del Poeta la zoologia era bambina| così de' cani scriveva Pietro Crescenzi; Le generazioni de'cani son due: l'una è quella de'levrieri da giungere e cacciare le fiere ; l'altra generazione è quella che si tiene per guardare| e questi si confanno a'pastori. Il Poeta dunque (usando del vocabolo nazione per generazione con eleganza di latino sapore| poiché dice Festo Bonus proventus in pecoribus bona natio dicitur) qui dir ci volle| che la razza del suo Veltro sarà quella di can-pastore | ovvero sarà di Tra feltro e feltro| se a taluno talentasse di credere | che Dante avesse coniata questa voce per significare la razza del suo Veltro| non altrimente che il Portoghese chiama Tra - Minho- e Douro una sua Provincia. Ma| tenendoci
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