Omaggio a Dante Alighieri di
per un esule della rivoluzione 387
All'amator novello : era il sorriso Di donna infida| che premea sul cuore| Di volubile amor tremante ai vezzi| La nobil destra del suo vate. Eppure Immensa luce folgorò. Le mosse Eterea face irradiando| al volo D' un' aquila accennava| e qual d'un iri L'ardua meta ridea : plaudia la terra Al nobil messo di Firenze| e chiaro Di sapienza senile un giovanetto| Che ad alto cor franco sermone unia| Lieta la Senna festeggiava e '1 Tebro E il mio gentil Sebeto : il mio Sebeto|. Bello di palme allora e d'armonie| Quali d'Itale corde uscian più dolci; Ed or d'aspi covile e rio lavacro Di strania meretrice. E immobil fato| Ch' ogni luce mortai volga all' occaso : E notte e fero turbinar di venti Ti avvisa di procella. E'1 cor presago Del giovane Cantor vedea tra i lampi Del fallace sorriso| ad ora ad ora | Bieco sfidarlo in fronte un uragano. Lo chiamava la patria ad ardua prova Dell'amor suo| del senno : alla sua mano Fidava| a'giorni minacciati| il freno Delle sue sorti. Quando ardea già tutta Pistoja in ire cittadine| ed essa Di quel foco mortai dentro| al suo petto Destar sentia l'ardore. E in suo consiglio Saldo e nell'opra infaticato ogui arte Pose il suo fido reggitor| che spente
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