Omaggio a Dante Alighieri di
per un esule della rivoluzione 389
Vortice assorbe. Trabalzò di sdegno; Mise un gemito fioco| e le impotenti Man protendeva il sognator. Ma indarno Anelava| e fremea ; più truci al guardo Si rivelan gli arcani. In veste bruna Di fera cresta armato il capo| cinto D'acciaro lampeggiante| irto un fantasma Scorre su 1' onda| ed in vermiglie zone La solca| ove che passi. Impaurito| Dopo vano cozzar| Dante e spossato Fugge l'onda fatale e le sembianze Abborrite cotanto| e fugge; e l'onda E '1 fantasma di sangue e il ghigno e l'urlo Di cieche plebi il trafelato ovunque Incalzano alle spalle. Alpestri monti Ei varca c mari fortunosi e lande D'ogni gioia deserte| ardenti arene Orbe d'acque e di frondi| e acute piagge Irte di scogli aereggianti| a cui Notte d'ombre perenni e dei Trioni Sovrasta la bufera. E stanco al fine D'immensa via d'affanni entro s'accoglie D'un pietoso ricinto. Alta una croce E in mezzo| e intorno l'inegual terreno Segnan croci minor; ginestra e mirto E qualche viola pallidetta e china Veston 1' arida gleba| e torreggiaci L'assiepano i cipressi| ombre di morte E picei umori alle silenti zolle Dando mesto tributo. In grave aspetto| Qui gli pare e s'avvanza un Cordigliero. Pietosamente ad un avel s'inchina|
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