Omaggio a Dante Alighieri di
per un esule della rivoluzione 391
E mai| com' oggi| noi sentisti : in terra T' han messa quei crudeli| c dentro al fango Le tue corone avvolte: i cenci estremi| Che ti copriano in tue vergogne| i vili Parton tra loro gavazzando| al lutto Rispondono col ghigno| e se gemendo Levi la fronte| sul ricurvo dosso Senti la sferza sanguinosa| e in volto Dei manigoldi ti lampeggia il ferro ! Oh ! se di Roma ancor pietoso e forte L' Angiol| che alberga in Vaticano| il braccio Non protendesse in tua difesa| e al Cielo Non parlasse di te : se V onda impura| Che ti mugola intorno| e l'igneo telo| Che il cherubo di morte attizza e rota Su le chiome alla druda| onnipossente Non arrestasse in sua parola : ornai Qual Sodoma saresti| e di Gomorra Renderesti sembianza. - Iroso intanto Dava l'ultimo sguardo alla sedotta Alighieri| e partia : ma dentro al petto Era d'amor la guerra; era la fiamma Di chi ama | ancor tradito| e il mortai gelo Di chi tradito la sua donna in braccio Lascia a brutali seduttori ; e in fondo All'alma sbigottita un indistinto Sogno di dolci rimembranze| e viva Una scena d' orror| che pinge il loco E l'ora e il punto e '1 supplice disio D'un cor conquiso e la fatai repulsa E lo spregiato duolo e l'ansia e indarno Tante cure d'amor| tante soavi
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