Omaggio a Dante Alighieri di
396 l'esilio di danteE l'esule cantor| di Campaldino L'italico Tirteo| della selvosa Fonte Avellana l'ardue rupi ascende; E con lena affannata appič d'un elee Presso il chiostro si asside: al tronco appoggia Meditando la testa| e preme al cuore D'un vegliardo la man| che fiso in lui Par che ripensi i primi anni felici| E la varia d'entrambi ardua vicenda ! Era quell'ora| che solinga in cielo Espero brilla| pallidetta in viso; E il Sol che muore| in aurea benda avvolge L'estrema balza| che sorride amica Al beli' astro d' amor. Terso zaffiro Erano i firmamenti| intorno all' Orse Vaghi di qualche nuvoletta| in rose Splendida i lembi. Fresca un'aura e lieve Piovea dal Catria| che gigante aderge Su le rupi minor l'irsuta fronte; E le chiome dei boschi| in varia scena Disposte intorno| in flebil mormorio| Si vedean ondeggiar: dagli ardui massi Gli sparvier roteanti in larghe schiere Dānno stridula voce| e dai querceti| Fra cui geme cadendo un vitreo rivo| Quasi voce d'amor tra l'acque e i rami| Uscia dell'usignuol tenero il carme. In quei sassi era pace : e l'armonia Di quel tenero metro e di quell' ombre Rotte dai fuochi della valle| a cui In dolce accordo discendea degli astri Il raggio mite a tremolar su l'onda|
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