Omaggio a Dante Alighieri di
4 i 8 dante e la sua politicagoverno e nelle popolari il servaggio : unas ergo prin-ceps non pluralitas principatus.
IX. Ma l'Alighieri nel concetto della monarchia sorvolò i suoi tempi coli'altezza dell'ingegno. Egli spregiatore della scienza servile de' giuristi suoi contemporanei| si elevò al vero ideale del potere monarchico. La scienza politica della sua età ritraendo ancora molto dall' adulatrice apoteosi della forza imperiale dei gentili| vedeva nel Monarca| giusta la definizione di Platone| un nume tra mortali| <%<; Seug av-^pcotto)v . Da questo principio idolatrico del supremo potere la legislazione romana trasse la pantocrazia del principe| quod principi placuit| legis habet vigorem. E così sulla opinione di Aristotile che il Monarca sia padrone di tutto| òVav ji Travrcov zupios| come il padre delle sostanze dei suoi figli| si vide nei comizii di Roncaglia stabilita dai giureconsulti la massima| che all' imperadore si apparteneva la dominazione dell' universo in una pantocrazia del tutto tirannica. Questo concetto che derivava dalle adorazioni| che il paganesimo faceva ai despoti dell' impero| non contagiò nè corruppe il pen-siere di Dante. Egli non voleva nella monarchia uno Stato servile come quello che minacciava Iddio agi' I-sraeliti | eritis sicut servi. Egli non voleva| come più tardi insegnarono Macchiavelli e Sarpi| le cui empie dottrine usufruttua di presente la rivoluzione | che la scienza del governare fosse una scienza disonesta e fraudolente. Egli non diceva della sua Monarchia quello che già i Conti e i Tribuni dicevano di Valentiniano| tutto esser lecito all' Imperadore | tutto esser suo. Egli non ripeteva con Medea a Creonte: Si iudices| cognome; si rcgnas| iube. La dottrina dell' onnipotenza del
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