Omaggio a Dante Alighieri di
432 LE NOTTI VATICANECon lieta pioggia va temprando i campi. Ma da torpido letto di palude Esala folta e tenebrosa nebbia| Che spande nelle valli ombra infeconda. Tal si scioglie dai sensi addormentati L' umano spirto ; e se valor l'informa| # Libero sorge con ardite penne A nobili concetti| in cui vegliando Pon suo diletto ; se a viltą soggiace Vile del pari immaginar si finge. Qual io mi fossi allora| il sa Colei Ch' apre il mattili con la sua dolce stella. Madre d' Amor| da te mi venner sogni Raggianti della tua luce serena. Levato alle celesti fantasie Tanto vi spaziai quanto fu lunga Per 1' orizzonte 1' orbita del giorno. Parevami nel tempio lenta lenta
Salmi cantando muovere una schiera Di pellegrini. La pił cara voce Che 1' aer raddolcģa fatta vicina| Io son| mi disse| il fiorentin Casella; Io con musiche note ispiro i carmi Al divino Alighier : Venni a perdono. Questa| cui bruno vel copre le chiome| E la pietosa Nella di Forese| Specchio alle donne del viver pudico. Ma guarda chi s'avanza| e- figgi in lui L'animo e il volto Un pellegrin soletto Meditando venia con gli occhi a terra Gravi di pianto. Io m' affannava indarno| Qual uom che incerto di sognar vorria
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