Omaggio a Dante Alighieri di
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l' orazione dominicaleTERNARIO VII.
Nostra virtù| che di leggier s'adona| parole aggiunte qui dal Poeta| ma uscite ' anch'esse dalla bocca stessa del Divino nostro Maestro| allor che| vicino alla sua passione e morte| disse a'suoi discepoli (Matth. xxvi| 41) Vigilate et orate; ut non intretis in tentationem: spiritus quidem promptus est| caro autem infirma 1. Questa giunta poi ben si conviene alle anime che si purgano del peccato della superbia; poiché| come avverteS. Cipriano (De Orat. Dom. p. 499) quando rogamus| ne in tentationem veniamus | admonemur infirmitatis et imbecillitatis nostrae| dum sic rogamus| ne quis se insolenter extollat | ne quis sibi superbe atque arroganter aliquid assumat. E parimente la santa Chiesa ne insegua a supplicare umilmente: Deus| qui conspicis| omni nos virtute destituì| interius exteriusque custodi (Dominica n Quadrag.)
Con l'antico avversaro. Adversarius noster| per antonomasia| vien detto nelle sante Scritture (i Petr. v| 8) il Demonio tentatore; ed altre volte appellasi serpens antiquus (Apoc. xn| 9) - La frase che sì la sprona risponde a quella dell'Apostolo (% Cor. xn| 1) datus est mihi stimulus carnis meae angelus Satanae| qui me co-laphizet.
Assai notevole si è| che| mentre| per lo più| gli antichi interpreti latini intesero le voci libera nos a malo come dette della liberazione da ogni male| Dante
1 II Poeta potè anche| a questo luogo | attenersi alla Esposizione del Paternostro di Frate Lorenzo Gallo| tradotta a' suoi giorni in volgare dal Bencivcnni| nella quale leggesi (p. 14) chè | quanto e da noi| siamo sì poveri e sì fievoli| che non possiamo niente un* ora sostenere gli assalti del diavolo senza l' aiuto del nostro Signore.
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