Omaggio a Dante Alighieri di
parafrasata da dante alighieri 51 ile intese della liberazione dal maligno| o sia dal Demonio| conforme alla più probabile spiegazione dell' uno| tov 7rov>ipou del testo Greco. Forse egli intese questa spiegazione durante gli studii suoi a Bologna| ove mostra avere appreso anche la retta interpretazione delle parole Evangeliche (Ioan. viii| 44) quia mendax est et pater eius| che il Diavolo cioè è bugiardo e padre di menzogna (Tnf. xxxiii| 144). Dante peraltro potò intendere la voce malo come detta del Maligno| ossia del Diavolo| attenendosi alle esposizioni dell'Orazione Domenicale datene| fra gli antichi interpreti| da Tertulliano e da S. Cipriano 1. Certo ch'egli segue Tertulliano ponendo sole sei petizioni di questa sacra Orazione| come avverte anche il Buti « benché| a'suoi giorni| molti della sesta ne facessero due ». Quella che si suole comunemente tenere per settima petizione| vien detta clausula da Tertulliano e da S. Cipriano. Il primo scrive (de Orat| 8) Ergo respondet clausula interpretans quid sit « Ne nos inducas in tentationem »: hoc est enim| « Sed devehe nos a malo ». Prima ha detto : Diaboli est et infirmitas et malitia; e poi segue (cap. 9) riepilogando l'Orazione Dominicale| e annovera sole sei petizioni| tre delle quali riguardano Dio | e tre l'uomo supplicante. S. Cipriano chiama parimente clausula le parole Sed libera nos a malol e mostra intendere denotato il Diavolo| autore d' ogni male| nella voce malo; ma| invece di tenere questa clausula per una spiega-
1 Oppure si attenne alla Esposizione di Frate Lorenzo Gallo| che spiega (p. 15): delibera noi del malvagio| cioè del diavolo| e de'suoi ingegni; sicché noi non perdiamo| per orgoglio| i beni che tu hai donati. Le quali ultime parole vie meglio dimostrano quanto fosse convenientemente appropriata l'Orazione Dominicale alle anime pur-gantisi del peccato dell' orgoglio.
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