Omaggio a Dante Alighieri di
necessaltli al retto studio della d. c. 331
fine; e però tengo a mio debito far conoscere con tutta cura: 1° in quali circostanze| e perchè| fosse emanata la Bolla di Bonifazio VIII sopracitata ; 2° quale ne sia la suprema definizione: 3° quali conseguenze ne sien derivate al momento della pubblicazione ; 4° quale il peso| che le fu e che dev' esserle attribuito| sì al tempo di Dante come al nostro ; e quale in conseguenza l'obbligo| anche odierno| di conforme cattolica soggezione; 3° finalmente| se (anche dipartendosi per un momento dal principio massimo : Roma locuta est; causa finita est) siavi| o no| in essa Bolla parte veruna| che| davanti al Tribunale della semplice ragione umana| possa mai essere disconfessata ; o se invece tutto sia in essa tal verità da non essere in tempo alcuno respinta.
ad primum.
Alla prima ricerca servono con tutta sicurezza due mezzi| uno più eloquente dell'altro. Cominciamo dal ponderare la nitida informazione| che all'uopo ne porge l'illustre storico di Bonifazio Vili| il eh. P. Tosti.
« Negli affari della Chiesa di Francia| egli scrive| quello che era più di ogni altro male a compiangersi era certo snervamento di spiriti| domi dalla paura della reale potenza| cioè il più lacrimevole effetto di una libertà morta| e di una tirannide che trionfavala. Aveva detto Bonifazio| ehe voleva tenere il Concilio in Roma; e lo tenne. Ciò paventava Filippo| più delle censure. Egli ben sapeva che quei prelati| i quali s'erano innanzi a lui inchinati| se per poco fossero usciti dalla Francia| e respirato l'aere romano| avrebbero ripreso animo| riconoscendo la indecorosa loro fiacchezza| e forse vergo-
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