Omaggio a Dante Alighieri di
necessaltli al retto studio della d. c. 331
conoscevano come finale conseguenza delle loro teoriche| oppure volevano infingersi. Quale poi sia questa ragione| la dirò con licenza e brevemente: l'intolleranza dell'assoluta monarchia della Chiesa| e il matto pensiero o di temperarla con 1'aristocrazia conciliare o peggio coli'Autorità reale ».
Questa intolleranza appunto della monarchia pontificia| mal intesa e peggio oppugnata| condusse| morto la Flotte| Filippo il Bello a persistere nell' infelice partito di valersi della forza brutale | e quindi all'empio attentato d'Anagni| cui poco appresso (1 I ottobre 1305) seg*uì la morte del Pontefice; e quindi (dopo gli otto mesi e diecissette giorni del pontificato di Benedetto Xl) la traslazione della Santa Sede in Avignone| meditata già da esso Filippo (che la otteneva dal suo arcivescovo di Bordò| appena eletto pontefice col nome di Clemente V): traslazione che durò dal 1305 al 17 Gennaio 1377| in cui Gregorio XI (arrendendosi alle suppliche d'Italia e del mondo | e più ancora alla voce di una donna mirabile (s. Caterina da Siena| che gagliardamente scosse la coscienza stessa del Pastore supremo)| pose il piede nella città eterna| sede irremo-movibile dei successori di Pietro.
Nè a ciò s'arrestarono le conseguenze di questa memorabilissima Bolla:| esse piombarono tremendamente su quanti operarono e parteciparono al sacrilegio di' Anagni| cui Dante inorridito| e da vero cattolico| notava (Purg. XX| 86) di perpetua esecrazione ed infamia. Anagni da quel fatto in poi scadde rapidamente; e di quai danni l'Italia e Roma andassero per anni ed anni colpite| lo attestano le lettere di Dante e Petrarca e le storie tutte del tempo. Solenne e memoranda pure
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