Omaggio a Dante Alighieri di
5 iti due documenti di autorità' pontificiaNon parlar più dunque della proibizione del libro de Monarchia (proibizione da riferire alle condizioni politiche del secolo XVI in cui fu sancita) e molto meglio confessa| che la Chiesa medesima riconobbe nella Divina Commedia non altro che la dottrina| l'amore e lo zelo ardentissimo dei santi Padri| la voce dei quali| da s. Pier Damiano a s. Bernardo| tuona ancora sì fieramente contro la corruzione della disciplina e del clero d'allora| che le parole di Dante| loro contemporaneo| per affuocate che paiano| non sono a petto di essa clic venticello fresco di autunno.
Ma basti| e basti di tutto questo. Già Dante ha scritto :
Chè dove l'argomento della menteS'aggiugne al mal volere ed alla possa| Nessun riparo vi può far la gente
Buono per altro| che al mal volere stanno di fronte i memorabili due documenti| che senz' altre dimostrazioni presento; e che la possa dell'uomo si frangerà in eterno allo scoglio del potere dell'Altissimo| e della Preparazione Divina.
Dico anzi| ed aggiungo per ultimo| che se il grande fiorentino Nicolò Macchia velli (n. 1479 m. 1527) avesse all'uno ed all'altra con più di riverenza e profondità risguardato| quando scriveva il Capitolo XII del libro I. dei suoi Discorsi Politici| non avrebbe oppugnato la gran verità| che il ben essere delle cose d'Italia dipende dalla Chiesa di Roma; verità religiosa| politica e storica tanto luminosa quanto lo comprovano| e comprovarono i fatti di altri tre secoli posteriori alla morte di lui. Ne già nei costumi rei di quella corte egli avrebbe trovato og'iu
1 Inf. xxxi 55.
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