Omaggio a Dante Alighieri di
572 illustrazione dell'epigrafe sepolcraletorio fra coloro che caddero per morte violenta| e che solo parlando innanzi agli altri| così desta la pietà del Poeta colla patetica descrizione della tragica sua fine.
Ed uno incominciò: ciascun si fida Del benefìcio suo senza giurarlo| Pur che '1 voler non possa non ricida: Ond'io che solo innanzi agli altri parlo| Ti prego| se mai vedi quel paese Che siede tra Romagna e quel di Carlo| Che tu mi sie de'tuoi prieghi cortese In Fano sì; che ben per me s'adori| Perch'io possa purgar le gravi offese. Quindi fu'io; ma gli profondi foriOnd'uscì '1 sangue in sul quale io sedea| Fatti mi furo in grembo agli Antenori| Là dov'io più sicuro esser credea.
Quel da Esti '1 fe far| che m'aveva in ira Assai più là che dritto non volea. Ma s'io fossi fuggito inver la Mira
Quand'io fui sovraggiunto ad Oriàco| Ancor sarei di là dove si spira. Corsi al palude| e le cannuccie e '1 braco M'impigliar sì| ch'io caddi; e lì vid'io Delle mie vene farsi in terra laco 1.
L'autore| il luogo| le circostanze| il modo con cui fu consumato l'atroce assassinio| sono espressi ad evidenza dal nostro Alighieri : se a torto o a ragione si accendesse l'odio smisurato di quel da Esti| ò stato fino ad ora argomento disputabile e incerto ; le tacenti storie poco o nulla ci somministrano della vita e delle opere della nobile e infelice sua vittima. Eppur resta tuttavia a conoscersi e diciferarsi un prezioso ed insigne monumento| di cui Fano si adorna| la iscrizionescendere l'albero genealogico (ino al 980. V. Àmiani Meni. Istor. di Fano par. I pag. 232.
1 Lezione del Lombardi.
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