Omaggio a Dante Alighieri di
che si deono cogliere dalla d. c. g l ianzi dovuto salire il Calvario | eh' è principio e cagion di tutta gioia| dopo percorsa l'ultima di quelle tre vie: imperciocché solo all' ultimo stadio della terza Dante poteva dire di aver raggiunto quella perfezione che si richiede per salire il Calvario con Cristo| perchè i suoi affetti a quell' ultimo punto erano diventati uniformi a quelli di Dio. Eccone il passo in fine del Paradiso.
Ma già volgeva il mio disiro e il velie| Sì come ruota che igualmente è mossa| L'Amor che muove il Sole e l'altre stelle l.
Questo è il vero punto in cui il Calvario| a chi lo sale| diventa il dilettoso monte; perchè| a questo punto soltanto| Dante| e con esso 1' umanità da lui rappresentata| ha fatto acquisto di quella forza a cui nulla può resistere. Egli è. divenuto un leone| secondo la bella espression del Crisostomo| che spiegando il v. 38 del Cap. X di S. Matteo: Et qui non accipit ecc.| così fa parlar Gesù Cristo: Sicut ego summam vobis attuli beatitudinem| sic singularem obedientiam et affectionem a vobis postulo| imo reposco| ut in mea ade sitis leones. Egli è diventato affatto morto ai piaceri mondani| che è condizione assolutamente richiesta| secondo Eutimio| per salire il Calvario: Oportet enim| egli dice| eum qui Christum¦ sequitur mortuum esse ad mundanas voluptates.
Questa salita del Calvario è tanto intesa e voluta da Dante| che ad essa e per essa è diretto tutto il sacro poema| voglio dire quel viaggio ascetico pei tre regni che serve di disposizione a quella salita; così che tutto il sacro poema resterebbe senza scopo| se si supponesse che Dante reduce dal Paradiso| dove acquistò in Dio P ultima sua perfezione| non avesse poscia salito il Cal-
1 Par. xxxm 143.
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