Omaggio a Dante Alighieri di
che si deono cogliere dalla d. c. g l ieffettuazione per parte del cristiano della salita del Calvario|
Ch' è principio e cagion di tutta gioia ;
bene inteso però | che salita del Calvario altro non suona che una pratica perfetta di tutti i doveri imposti ad ogni fedele da Gesù Cristo| e la scelta del tempo assegnato da Dante alla sua Divina Commedia ci dovrà condurre a cogliere da lei il secondo frutto speciale| vale a dire V effettuazione di uno dei più grandi doveri della professione cristiana | quale si è la Comunione di Pasqua.
Io so che il volgo profano si riderà molto bene di questi frutti del sacro Poema; ma il ridere non è ragione che faccia vedere il contrario. Si ride sovente perche non si sacche cosa rispondere| e si ride perchè si sa che a un tale argomento gl'ignoranti od i timidi od i tristi si arrendono sempre. Ma noi che| la Dio mercè|| non facciamo alcun caso di questi ghigni | vogliamo parlare anche della Comunione Pasquale| di cui la Divina Commedia non è che una bella e buona preparazione| secondo la più esplicita intenzione di Dante.
Che Dante infatti avesse in mira col suo poema di preparare il cristiano alla Santa Pasqua| basta osservare quali sieno i giorni da lui determinati a tutta la sua azione poetica.
Questi giorni sono otto inclusivamente| e cominciano colla notte della istituzione della Santa Eucaristia| e terminano poco dopo il mezzodì della sua ottava| vale a dire dal giovedì santo (notte) al giovedì prossimo susseguente (circa un' ora pom.).
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