Omaggio a Dante Alighieri di
che si deono cogliere dalla d. c. g l itiva ; rimanendo ancora la illuminativa e la unitiva| la prima delle quali percorrerà nel Paradiso sensibile| e la seconda nell' Empireo.
Il fine comprende la preparazione più prossima e più nobile ad essa Comunione Pasquale | cioè la unione di Dante con Dio | unione all'uso de'beati| perchè Dante ritiene che per unirsi a -Dio sacramentalmente si debba prima essere uniti a Dio spiritualmente | mediante una vita tutta celeste| e che nulla nulla abbia di terreno. Parrebbe veramente che Dante esigesse troppo| e forse non mancherà chi lo dica un precursor di Giansenio. Ma ciò non si dee pensare di Dante; perciocché il caso suo non era di presentare ai fedeli un modello di preparazione solo sufficiente| ma bensì un modello di preparazione la più conveniente| la più santa| e la più degna| un modello che fosse l'ideale delle ottime preparazioni che è appunto la disposizione| che non avendola| si dovrebbe almeno desiderare. E evidente che dal momento che Dante si è fatto degno di unirsi a Dio in cielo| è degno per conseguenza di unirsi a Dio anche in terra| mediante la santa Comunione. Ebbene Dante| colto questo istante così felice | in cui potè dire di sè medesimo chiudendo 1' ultimo canto del Paradiso:
Ma già volgeva il mio disire e il velie| Sì come ruota che igualmente è mossa|
L'Amor che muove il Sole e l'altre stelle 1|
discende da quelle regioni beate in sulla terra| ed entra in chiesa a far la sua Pasqua; e poi tutto pieno della forza di Dio| che ha sacramentalmente nel seno| si accinge alla salita del Calvario| alla quale| come alla Comunione|
1 Par. xxxiii 143.
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