Omaggio a Dante Alighieri di
622 • il poema di dantetari pocanzi s'effondesse l'anima angelica del monacello vercellese che nell' « Imitazione di Cristo » aveva dato pochi anni prima al mondo il più. bel libro che l'uomo scrivesse| giacche la Bibbia ò scritta da Dio. Mà| sovra ogni altra cosa| all'aspetto dell'armonica mole| ne avrà colpito Y anima grande Y estetica magnificenza di quella Religione di cui stava egli per diventar l'Omero| ammirando ad un' ora 1' energica fede che tantiaque'dì sollevava monti di marmo. Ma un' altro pensiero gli avrebbe dovuto balenare alla mente| pensiero che ricolmo Y avrebbe d'ineffabile dilettazione : come| vogliam dire| un dì sorgerebbe e sorgerebbe tra poco| in cui egli stesso diverrebbe l'archetipo ideale dell'arte cristiana| e l'ispiratore di quel popolo italiano che| baldo di gioventù'e di vita| tali a que'dì ergeva basiliche| vere spose parate a festa| e stava per riempire il mondo di sue maraviglie.
Sì| vate veracemente qual Orfeo già e Valmichi| a buon dritto l'Alighieri s' ebbe il nome di padre. Vero creatore dell'arte italiana| la plasmò| l'avvivò| la diresse per intentato sentiero di luce e di gloria| proseguì fino a dì nostri a elevarla| a inseverirla co' suoi robusti concetti| nè cessò mai| sopratutto| d'insegnarle a chieder dal cielo le ispirazioni. Ed è appunto di questa artistica influenza costantemente da Dante sali' ingegno italiano esercitata| che intendiamo tener discorso| per soddisfare al troppo onorevole invito di trattare il tema « Dante e le arti ». Al quale senza più poniam mano| non senza tuttavia dar prima un rapido sguardo al secolo del gran Fiorentino per ben accertare il secreto de'suoi trionfi.
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