Omaggio a Dante Alighieri di
inspiratore delle arti rappresentative
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II.
Chi più che altri rispose all'appello| e vestì di forme i sublimi concetti dell' Alighieri| si fu il fiorentino Ambrogiotto| o Parigiotto| o Ruggerotto| detto comunemente per vezzo semplicemente Giotto. Amico egli di cuore del poeta| ne apprese le estetiche dottrine in teorica| e in pratica fu sovente nelle opere sue da lui consigliato e diretto. Molti sono i lavori ne'quali egli trasfuse il robusto idoleggiare dantesco. Che anzi| col seguirne le alte dottrine| e darsi secondo il savio ammonimento di lui a studiare il vero | e approfittando per più anni degli amorosi suoi ammaestramenti| gli venne fatto di superare il proprio precettore Ci-mabue| cotalchè pei Dante stesso cantò dell' amico pittore :
Credette Cimabue nella pinturaTener lo campo| ed ora ha Giotto il grido| Sì che la fama di colui si oscura.
Legati così tra loro| e simili per più rispetti| Dante e Giotto parvero fatti entrambi per insegnare all'arte a farsi interprete del sentimento. Ben sentì Giotto con qual largo vantaggio poteva essa darsi a svolgere le verità religiose| cotanto artisticamente trattate nei divini carmi del maestro; e mentre questi| in bando dall'ingrata patria| volgareggiava per tutto la gentil favella ch'egli andava creando e le alte sue fantasie| Giotto alla sua volta ne interpretava per l'Italia col pennello le sovrane bellezze. Con tal intento apertissimo lavorò Giotto in Ravenna nella Chiesa di S. Francesco d'Assisi| anzi fu in quella città mandato a tal uopo dallo
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