Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capo ii — 1265-1284 23
sciuto da un ribaldo| fu posto penzolone su un asino| mostrato pel campo francese; poi latto riconoscere dai prigioni| e sepellito come scomunicato non in terra santa| ma in capo al ponte di Benevento| sotto un monte di pietre gettategli sopra da ogni soldato. « Ma per alcun si disse| che poi| per mandato del papa| il vescovo di Cosenza il trasse di quella sepoltura| e mandollo fuori del Regno| perocché era terra di Chiesa ; e fu sepellito lungo il fiume del Verde| ai confini del Regno e di Campagna. Questo però non afìermiamo; ma di ciò rende testimonianza Dante nel Purgatorio » (l). M quale| di fatto| Manfredi mostra aJ poeta una piaga a sommo il petto|
Poi sorridendo disse: Io son Manfredi| Nipote di Gostanza imperadrice; Ond'io ti prego che| quando turiedi|
Yadi a mia bella figlia| genitrice Dell'onor di Cicilia e d'Aragona (2)| E dichi a lei il ver| s'altro si dice.
Poscia ch'i'ebbi rotta la persona Di duo punte mortali| io mi rendei Piangendo a quei che volentier perdona.
Orrifeil furon li peccati miei; Ma la bontà infinita ha sì gran braccia| Che prende ciò che si rivolve a lei.
So '1 pastor di Cosenza| ch'alia caccia Di me fu messo per Clemente| allora Avesse in Dio ben letta questa faccia|
L'ossa del corpo mio sarieno ancora In co' del ponte| presso a Benevento| Sotto U guardia della grave mora.
Or le bagna la pioggia| e muove '1 vento Di fuor del Regno| quasi lungo '1 Verde| Ove le trasmutò a lume spento.
Purg. in| 112-132.
Poco andò| e tutto il Regno fu di Carlo. Entrò in Napoli
(1) Villani| pag. 235.
(2) L'altra Costanza moglie di Pietro re di Aragona| e madre di Federigo re di Sicilia e di Jacopo re d'Aragona.
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