Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
(j libro primomente (per non oltrepassare l'epoca di che parliamo| e non venire piti giti agli amori insanguinati del 1300 e del 1400| agli sfrenali del 1500| ed agli effeminati dei 1600 e 1700| fino a Parili'. Alfieri e Napoleone| che ce ne guarirono)| ai tempi dico di Dante e dì Petrarca| se non erano più così semplici gli amori ed i costumi come testò| ei furono fecondi almeno d'altissima poesia-| tanto che| cantate da' loro amatori parecchie donne di quel tempo| toccò a due di esse la sorte| qualunque sia| d'esserne immortalate. E servaci così di nuova scusa l'importanza storica di siffatti amori.
Chi voglia poi intender bene la vita privata e pubblica dei cittadini o vicini del medio evo| è necessario si figuri non solo i piccoli interessi di ogni città| ma anche quelli più piccoli del sestiere| o vicinato| in che vivevano. Vedremo altrove sorgere da tali circostanze anche gli eventi politici della vita di Dante. Qui intanto e da sapere| che .vivendo Alighieri il padre e suoi consorti discendenti di Cacciaguida nelle lorcase presso San Martino dal vescovo| vivevano nel vicinato presso a Santa Margarita Folco Portinari (un ricco cittadino| che fondò poi il grande ospedale di Santa Maria Nova)| la moglie di lui donna Cilia di Gherardo de' Caporisacchi| ed una loro fanciulla nomata Beatrice| o Bice con vezzo fiorentino. Di questa dice Dante al principio del suo libello| che ella avea poco più che compiuto il suo ottavo anno| ed egli era presso a compiere il nono| quando ella apparve prima agli occhi di lui. « Ella parvemi vestita d'un nobilissimo colore umile ed onesto sanguigno| cinta e ornata alla guisa che alla sua giovanissima etade si convenìa. Tu quel punto dico veracemente| che Io spirito della vita| il quale dimora nella segretissima camera del cuore| cominciò a tremare sì fortemente| che apparia ne'menomi polsi orribilmente... Da indi innanzi| dico che Amore signoreggiò l'anima mia| la quale fusi tosto a luidisponsata; e cominciò a prender sopra me tanta sicurtà e tanta signoria per la virtù che gli dava la mia imaginazione| che mi convenia fare compiutamente tutti i suoi piaceri. Egli mi commandava molte
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