Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capo iii — 1574-1289 31
volte| ch'io cercassi per vedere quest'Agnola giovanissima; orid'io nella mia puerizia molte fiate l'andai cercando| e vedeala di sì nobili e laudabili portamenti| che certo di lei si potea dire quella parola del poeta Omero : Ella non parea fatta d'uomo mortale| ma da Dio » (1).
Altri particolari concordanti ci sono poi dati dal Boccaccio. Al primo giorno di maggio era allora in Firenze un lieto costume| or trasportato al dì dell'Ascensione| di festeggiar l'entrante primavera. Or si fa per lo più alle cascine| ma face vasi allora « per le contrade della città| e in distinte compagnie. Per la qual cosa| fra gli altri per avventura Folco Porti nari| uomo assai orrevole in quei tempi tra'cittadini| aveva i circustanti vicini raccolti nella propria casa a festeggiare. Infra li quali era il giovine nominato Alighieri; il quale (siccome i fanciulli piccoli| specialmente a' luoghi festevoli| sogliono li padri seguir tare) Dante| il cui nono anno non era ancor finito| seguitato aveva. Avvenne| che quivi mescolato tra gli altri della sua etade| de' quali così maschi come femmine erano molti nella casa del festeggiante| servite le prime mense| di ciò che la sua piccola età poteva operare| puerilmente con gli altri si diede a trastullare. Era infra la turba de' giovanetti| una figliuola del sopradetto Folco| il cui nome era Bice (comechò egli sempre dai suo primitivo nome| cioè Beatrice nominasse)| la cui età era forse di otto anni| assai leggiadretta e beila secondo la sua fanciullezza| e ne' suoi atti gentilesca e piacevole molto; con costumi e con parole assai più gravi e modeste che '1 suo piccolo tempo non richiedeva ; ed oltre a questo| aveva le fattezze del volto delicate molto| e ottimamente disposte e piene| oltre alla bellezza| di tanta onesta vaghezza| che quasi una angioletta era riputata da molti. Costei dunque| cotale quale io la disegno| o forse assai più bella| apparve in questa festa| non credo primamente| ma prima possente ad innamorare| agli occhi del nostro Dante. 11 quale| ancoraché fanciullo fusse| con tanta afiezione la immagine di
(1) Vita Nova; Pesaro 1829| pp.
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