Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capo in — 1274-128W
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Si che| volendo far come coloroChe per vergogna celan lor mancanza| Di fuor mostro allegranza| E dentro da lo cor mi stringo e ploro (1).
Chiosa egli stesso poi scrupolosamente l'autore| che la seconda strofa era per la sua vera donna| e non per l'altra. Ma ad ogni modo| questa volta il sonetto| eom'ei lo chiama| è de' più graziosi ; e si vède che in quegli anni corsi dal primo egli era progredito molto nell'arte.
Un'altra volta| per una donna giovane e gentile| lo cui corpo ei vide giacere senza l'anima in mezzo di molte donne| le quali piangevano assai pietosamente| ricordandosi egli d'averla veduta far compagnia alla sua gentilissima| non potè sostenere alquante lagrime; ma piangendo si propose di dire della morte di quella| in guiderdone di ciò che alcuna fiata Pareva veduta colla sua donna. E così fece due sonetti| l'uno dèi quali incomincia con quel verso:
Piangete amanti| poiché piange Amore ;
e l'altroMorte villana| di pietà nemica (2).
Andò quindi Dante verso la parte dove era andata la gentildonna suo schermo; ma| dice egli| non così lontano : e forse fu questa la gita fatta per istudio a Bologna; di che parleremo poi. Aggiugne| che in questo viaggio gli venne il pensiero di prendere per secondo schermo un'altra donna; e ripatriando| così fece (3). « E in poco tempo la feci mia difesa tanto| che troppa gente ne ragionava oltra li termini della cortesia ; onde molte fiate mi pesava duramente. E per questa cagione (cioè per questa sover-
(1) Vita Nova| pp. 9| 10.
(2) Vita Nova| pp. 11| 12.
(3) Sull'uso di questi schermi vedi in Ginguené (traduzione italiana; Firenze 1826| tom. I| p. 160) il caso di Guglielmo di Saint Didier colla «toma di Polignac.
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