Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
(j libro primoisguardo| o per parola| o per cenno| alcuno libidinoso appetito| nè nello amante nè nella cosa amata. Non pic-ciola maraviglia al mondo presente| nel quale è sì fuggito ogni onesto piacere| ecc. » (1). Ancora| sembra dal seguito della Vita Nova| che Beatrice negò d'allora in poi il saluto a Dante; ch'ella il fuggi nelle compagnie ; e certo poi ei non si trovò all'ultimo della vita di lei. E finalmente| più che da ogni altra cosa| apparisce la purità delle rimembranze di Dante dall'altezza delle ispirazioni che gliene vennero poi.
Segue egli a narrare : « Conciossiacbè per la vista mia molte persone avessero compreso lo segreto del mio core| certe donne le quali adunate s?erano dilettandosi l'ima nella compagnia dell'altra| sapeano bene lo mio core: perchè ciascuna di loro era stata a molte mìe sconfitte. Ed io pensando presso di loro (siccome dalla fortuna menato fui)| fui chiamato da una di queste gentili donne. La donna che m'avea chiamato era di molto leggiadro parlare; sicché quando io fui giunto dinanzi da loro| e vidi bene| che la mia gentilissima donna non era con loro| rassicurandomi la salutai| e domandai : Che piacesse loro? Le donne erano molte| tra le quali v'avea che si rideano tra loro. Altre v'erano che guardavanmi aspettando che io volessi dire. Altre v'erano che parlavano tra loro| delle quali una volgendo i suoi occhi verso me| e chiamandomi per nome| disse queste parole : A che fine ami tu questa tua donna| poiché tu non puoi la sua presenza sostenere degli occhi ? Che certo il fine di cotale amore conviene che sia novissimo. E poiché m'ebbe detto questo| non solamente ella| ma tutte le altre cominciàro ad attendere in vista la miarisponsione. Allora dissi queste parole loro : Madonna| lo fine del mio amore fu già il saluto di questa donna| forse| di che voi intendete; ed in quello dimorava la mia beatitudine| che era fine di tutti i miei buoni desidera. Ma poiché le piacque di negarlo a me| lo mio signore Amore| la sua mercede| ha posta tutta la mia beatitudine
(4) Boccaccio| Vita di Dante| p. 49.
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