Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
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capo v — 1274-1289
Amor| che nella mente mi ragiona. Cominciò egli allor sì dolcemente| Che la dolcezza ancor dentro mi suona.
Lo mio maestro ed io| e quella gente Ch'eran con lui| parevan sì contenti| Come a nessun toccasse altro la mente.
Noi eravam tutti fìssi ed attenti Alle sue note; ed ecco il veglio onesto (1)| Gridando: che è ciò| spiriti lenti?
Qual negligenzia| quale stare è questo? Correte al monte a spogliarvi lo scoglio| Ch'esser non lascia a voi Dio manifesto.
Come quando| cogliendo biada o loglio| Gli colombi adunati alla pastura| Queti| senza mostrar l'usato orgoglio|
Se cosa appare ond'elli abbian paura| Subitamente lasciano star l'esca| Perchè assaliti son da maggior cura;
Così vid'io quella masnada fresca (2) Lasciare '1 canto| e gire invèrla costa| Com'uom che va| nè sa dove riesca;
Nè la nostra partita fu men tosta.
Purg. ii| 70-133.
Amor| che nella mente mi ragiona| è il primo verso di una delle belle canzoni di Dante ; la quale si vede così essere stata messa in musica e cantata com'erano allora veramente le canzoni. Ancora pare accennalo che la mettesse in musica Casella stesso -| e tutto questo passo| così affettuoso| mostra l'amicizia che era tra il poeta e il compositore. Ma che questi fosse maestro di musica a Dante| noi vedo qui accennato| benché sia stato detto da alcuni biografi.
Tale dunque era la condizione delle sette arti studiate già da' soli chierici ; ma allora| almeno in Italia| anche da' secolari| e così da Dante| lnsegnavansi fin dal tenripo
(1) Catone Uticense| con istrana fantasia fatto guardiano del Purgatorio| e quasi deputato a far salire le anime su per lo monte di esso.
(2) Fresca per di fresco giunta.
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