Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
72 libro primoappena con ira di fuoruscito il nuovo podestà| subito| addì 12 marzo 1289| fu chiavato l'uscio di sotto| e gittato in Arno la chiave dell'orribile torre| entro la quale giacevano da nove mesi il vecchio e i cinque giovani. E così morivano essi poi un'orribile e ignota morte di fame(l). « Di questa crudeltà furono i Pisani per lo universo mondo ove si seppe| fortemente ripresi e biasimati; non tanto per lo conte| che per li suoi difetti e tradimenti era per avventura degno di siffatta morte; ma per li figliuoli e nipoti che erano piccoli garzoni ed innocenti » (2). Così il Villani quasi contemporaneo; ma uno storico più diligente| e quantunque posteriore di cinque secoli più informato| scoprì l'errore di lui e di Dante in fare piccoli garzoni e d'età novella quei tìgli e nipoti (3). Temo poi non abbia riuscito del paro a tor l'odio del misfatto dall'arcivescovo; il quale| podestà o no| era certo potentissimo tuttavia in Pisa| e fu poi chiamato in Curia romana a renderne conto| e non si sa se ne fosse condannato od assolto(4). Ad ogni modo| con questa più o meno grande esattezza di particolari| Dante il giovine poeta riceveva dalle voci dell'Italia indegnata| e di Firenze che presto si mosse a vendetta| questo fatto scandaloso anche a quei tempi; e ricevevalo nell'animo guelfo| epperciò pietoso verso Ugolino| inasprito contra l'arcivescovo. Ogni uomo sa come maturata tale impressione si manifestasse poi in quella narrazione immortale| la più distesa e la più terribile fra quante facesse nel Poema. Ma per ciò appunto| che ella ò saputa a memoria da tutti in Italia| noi qui la ometteremo (5).
(1) Veltro Alleg.| pp. 20| 21| 27| 28| 29; Leo iv| 41| 42.
(2} Villani| lib. vii| e. 127.
(3) Veltro Alleg.| p. 29.
(4) Un cortese letterato toscano| il quale attende alla storia di questi tempi in Pisa| s'è compiaciuto accennarmi| che da' documenti per lui veduti| l'arcivescovo era ancor podestà al tempo del misfatto| e che non una sola| ma tre volte ne fu richiesto in Curia romana| ed in una delle tre ne fu condannato in contumacia.
(5) Dante non pone che quattro figli e nipoti| e tralascia Arrigo fratello del Brigata.
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