Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo

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      capo vi — 1289 73
      E s'affollavano allora intorno a Dante i personaggi de' suoi canti futuri. Morto fin dal 1285 Carlo \ d'Angiò re di Puglia| eragli succeduto di nome il figliuol suo Carlo Novello| oil Secondo; ma non di fatto| sendo egli da piti anni prigione del suo rivale| il re di Aragona. Seguirono negoziati varii| per cui finalmente ei fu liberato alla fine del 1288; e passando per Parigi| s'avviò quindi a Italia| e fu a Firenze addì 2 di maggio di quest'anno 1289. Era con esso il figliuolo primogenito di lui e di Maria d'Ungheria| Carlo Martello| che ebbe poi per eredità della madre il regno d'Ungheria| ma non giunse| morendo prima| a redar quello del padre. Con questo giovane| quantunque brevissimamente fermatosi in Firenze| pare che fin d'allora strignesse Dante un'amicizia (1)| che cresciuta poi probabilmente nelle sue ambascerie a Napoli| fu ad ogni modo più tenera e più costante| che non suole tra principi e privati. E spento il principe poi| era cantato dal poeta con un amore| un rincrescimento| e una fiducia negli sperati benefizii| che onorano amendue. e infuturano il giovane principe più che non fanno la potenza e le imprese politiche di lui. Colloca Dante l'amico in paradiso tra gli spiriti innamorati e cantanti l'Osanna nel cielo di Venere; e così a se stesso là giunto l'introduce con questi versi pieni di serenità celestiale :
      Indi si fece l'un più presso a noi| E solo incominciò: tutti som presti Al tuo piacer| perchè di noi ti gioi.
      Noi ci volgiam co' Principi celesti D'un giro e d'un girare e d'una sete A' quali tu nel mondo già dicesti:
      Voi clic intendendo il terzo del movete; E sera si pien d'amor| che per piacerli Non fìa men dolce un poco di quiete.
      Ma| a malgrado dell'antica famigliarità| non riconosciuto da Dante| e dimandato chi sia| continua :
      (1) Così asserisce il commentator del Codice Cajetano; Ed. Min.| nota al Farad.| vili| versi 55-57. Così pur crede il diligente autor del VeUrot pag. 31.


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Vita di Dante Alighieri
di Cesare Balbo
Utet Torino
1857 pagine 474

   

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