Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capo vi — 1289 79
un corpo| e agevolmente vinsero prima i cavalieri| e poi i pedoni. Questa battaglia racconta Dante in una sua epistola| e dice esservi stato a combattere| e disegna la forma della battaglia » (I). E più giù reca le parole Stesse di Dante in questa o in altra epistola| dove| parlando del suo priorato deiranno 13C0| dice: « Dieci anni erano già passati dalla battaglia di Campaldiuo| nella quale la parte ghibellina fu quasi al tutto morta e disfatta ; dove mi trovai non fanciullo nell'al mi| e dove ebbi temenza molta| e nella fine grandissima allegrezza perii varii casi di quella battaglia|» (2). Dove è a notare| che se la epistola certamente latina è qui ben tradotta| sembra da quelle parole non fanciullo nell'armi| che non fosse questo il primo fatto d'arme in che Dante si trovasse. Ad ogni modo| vedasi e.h'ei fu della Schiera di messer Vieri de' Cerchi| cioè di quei feditori che questi non volle disegnare| ma s'offerirono eglino volontari!. E dopo tal atto| tanto più bella parràquella confessione così semplice della temenza molta che ebbe al principio| e della ali e. grezzi in fine della giornata. Gran differenza| per vero dire (e fu già osservato)| tra Orazio e Dante poeti. Benché| ingiurioso è ogni paragone tra quel poeta cortigiano e raeeonciator di sua vita epicurea appresso al vincitore| e il poeta cittadinoBen tetragono ai colpi di ventura|
Par. xvii| 24.
ed alle prepotenze della patria ingrata.
Una reminiscenza di questa battaglia trovasi nel Purgatorio. Ucciso il capitano degli Aretini Buonconte di Montefeltro| il corpo di lui non si trovò più; e come ciò avvenisse| lo fa Dante immaginosamente narrare da Buonconte stesso. Dante interroga prima:
Qual forza o qual ventura Ti traviò si fuor di Campaldino| Che non si seppe mai tua sepoltura?
(4) Leon. Aret . p. 50.
(I) Ivi| p. 53.
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