Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
112 libro primopiuttosto ciò che queste inimicizie private| proseguite in mezzo alle parti pubbliche| operassero accrescendole| ed accresciutene a vicenda.
CAl'O IXLa Repubblica| le Ambascerie. (1293-1300) °
La gente nuova| e i subiti guadagni Orgoglio e dismisura han generata| Fiorenza| in te| sì che tu già ten piagni.
Jnf. xvi.
Sempre la confuslon delle persone Principio fu del mal della cittade| Come del corpo il cibo che s'appone.
Parad. xiv.
Già vedemmo che i tempi di Dante furono quelli del trionfo di parte guelfa in Italia; quelli in che tal parte nazionale e popolana| ajutata prima dalle dispute d'imperio che seguiron la morte dell'ultimo Svevo| poi dall'abbandono d'Italia del primo Austriaco| avrebbe forse potuto farsi universale nella Penisola| e confederarla o liberarla. Ma i Guelfi non se ne giovarono| se non per esagerare i proprii principii popolani| opprimere gli av-versarii| divider se stessi| ed errare d'ogni maniera; e così venuta la solita stanchezza| non fecero altro che ammontare| frammischiare le rovine proprie sulle rovine altrui| lasciando non piti che confuse e mal sode macerie agli cdifizii delle future generazioni. Firenze fu il Comune| la città| che stata più prudente| piti moderata fin allora| diventò allora più esageratamente guelfa e popolana. E Dante| figlio d'esuli guelfi f nato appunto l'anno primo del trionfo guelfo| fu partecipe sì del governo guelfo durante il maggior fiore di esso| ma non fu partecipe poi| e fu anzi vittima delle esagerazioni : ond'ò che questa parte della vita di lui è non solo irreprensibile| ma anzi ammirabile per quella virtù della moderazione| la quale quandojoogie
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