Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo

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      11-f libro primocondannato. Onde il Podestà essendo ingannato| sciòlse messer Corso| e condannò messer Simone. J cittadini che intesono il fatto| stimarono l'avesse fatto per pecunia| e che fosse nimico del popolo ; e spezialmente gli adver-sari di messer Corso gridarono a una voce: Muoia il podestà; al fuoco| al fuoco. I primi cominciatori del furore furono Taldo della Rolla e Baldo dal Borgo| piti per malivolenzia aveano a messer Corso| che per pietà dell'offesa giustizia. E tanto crebbe il furore| che il popolo trasse al palagio del podestà con la stipa per ardergli la porta.
      « Giano| che era co' Priori| udendo il grido della gente| disse: Io voglio andare a campare il podestà delle mani del popolo; e montò a cavallo| credendo che il popolò lo seguisse| e si ritraesse per le sue parole. Ma fu il contrario| che li volsono le lance per abbatterlo del cavallo: il perche si tornò a dietro. I Priori| perpiacereal popolo| scesono col gonfaloniere in piazza | credendo attutare il furore; e crebbe sì| che eglino arsono la porta del palagio| e rubarono i cavalli e arnesi del podestà. Fuggissi il podestà in una casa vicina; la famiglia sua fu presa; gli atti furono stracciati| e chi fu malizioso| che avesse suo processo in Corte| andò a stracciarlo: e a ciò procurò bene uno giudice | che avea nome messer Baldo dell'Ammirato | il quale avea molti adversari| e stava in Corte con accuse e con piati ; e avendo processi contro| e temendo esser punito| fu tanto scaltrito con suoi seguaci| che egli spezzò gli armari| e stracciò gli atti| per modo che mai non si trovarono. Molti feciono di strane còse in quel furore. Il podestà e la sua famiglia fu in gran fortuna; il quale avea menata seco la donna| la quale era in Lombardia assai pregiata| e di grande bellezza. La quale col suo marito sentendo le grida del popolo| Chiamavano la morte| fuggendo per le case vicine| ove trovarono soccorso| essendo nascosi e celati.
      « 11 dì seguente si ranno il Consiglio| e fu deliberato per onore della città| che le cose rubate si rendessono al podestà; e che del suo salario fusse pagato: e così si fe|
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Vita di Dante Alighieri
di Cesare Balbo
Utet Torino
1857 pagine 474

   

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