Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
140 libro primopio a quelli che sono a venire; presi lo stile et forma da loro| tutto che degno discepolo non fossi a tanta opera fare. Ma considerando| che la nostra città di Firenze| figliuola e fattura di Roma| era nel suo montare et a seguir grandi cose disposto | siccome Roma nel suo calai e | mi parve convenevole di recare in questo volume et nuova cronica tutti i fatti et eomineiamenli d'essa città... Et così| mediante la gratia di Cristo| nelli anni suoi 1300| tornato io da Roma| cominciai a compilare questo libro| a reve-renlia di Dio et del beato santo Ioanni| a comendatione della nostra città di Firenze » (1).
Ma un altro libro| uno di gran lunga maggiore| fu probabilmente ispirato dal Giubileo. Vedemmo la prima idea del Poema concepita da Dante| vivente ancora Reatrice; e la seconda in sul principio del 1293| dopo la visione avuta di lei morta. Ma negli anni corsi d'allora in poi| il matrimonio| i figliuoli| forse altri amori| certo la vita compagnevole| e poi i negozii pubblici| le ambascerie| le inimicizie private e le parti sorgenti| avevano senza dubbio impedito Dante dal lavorarvi molto ed efficacemente. Ancora| e forse principalmente| era Dante in queste due prime prove| scoraggiato| impacciato da un errore| una mala via| uno stromento inadeguato all'alto e libero ingegno suo; dicola lingua latina| morta| e mal maneggiabile. Restano a chiaro documento e del fatto| e della inferiorità di tali prove| i tre primi versi di esse :
Ultima regna canam fluido contermina mundo Spiritibus quae lata patent| quae praemia solvunt Pro meritis cuique suis data lege tonantù (2).
scienze nuove| ma dispone pur le antiche a modo suo. E questo spiega rome| a malgrado i grandi anatemi di certi piccoli filosofanti| sempre si faranno libri nuovi co' libri vecchi ; e che è più| se ne faranno sovente degli utili| e talora dei belli e gloriosi.
(1) G. Vill.| p. 3C7.
(2) Questi tre versi sono recati cosi| più compiuti che altrove| dall'abbre-viatore quattrocentista della Vita di Dante del Boccaccio nel tom. v| p. 36| della Divina Commedia della Minerva| Padova| 1822. — Nel voi. I| p. 5103 e seg. del Dante del codice Bartoliniano sono poi recati numerosiCooglc
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