Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
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libro primoCAPO XI.
Signoria dei Bianchi| potenta di Dante lino alla Tenuta di Carlo di Yalois.
(10 gennaio-31 ottobre 1301)
nftirN'ÈTfo) LAtttff Ma qttéir ingrato popolò maligno| Che discese di Fiesole ab antico| E tiene àncor del monte é del macigno| Ti si fati per tilo ben far nimico : Ed è ragion ; chè tra li lazzi sorbi Si disconvien fruttare il dolce fico. Vecchia farti a nel ihortdo li chiama Orbi ; Gente avara| invida e superba : Da' lor costumi tt che tal ti forbi. La tua fortuna tanto onor ti serba| Chte l'urta patte e l'altra avranno fame Di tfe| ina lungi óa dal bèctfb l'erba. Faecian le bestie Fiesolano strame Di lor medesme| e non tocchin la pianta| S'alcuna surge ancor nel lor letame| Iti cui riviva là sSmétità éàrttà Di quei Roman che vi rimaser quando Fu fatto il nido di malizia tanta.
DA&TEf anto togl'io che vi sia manifesto| Piir che niia c'oscTfcrtia non ibi gatta| Ch'alia fortuna| come vuol| soli prtfSto. Non è nuova agli orecchi miei tale arra: Però giri fortuna la sua rota Come le piace| e il villan la sua marra.
Inf. iv| 9M0.
Del mese di gennaio 1301 | essendo andati i Cerchi a lor possessioni in Valdisieve| e tornandone poi lungo a quelle de' Donati| perchè non pareva a questi conveniente che quelli passassero appiè di casa loro| nè a quelli d'aver a torcere lor via e girare un gran paese attorno a Firenze| s'azzuffarono presso alla Pieve a Remuole| ed ebbervi feriti dell'una parte e dell'altra. Per la qual cosa| secondo le leggi e i due esempi già dati| furono accusati gli uni e gli altri e condannati dal Comune| della rannata e deglit^ooglc
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