Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
1 166 LIBRO PRIMOl'opere| principio degli altri| il quale poco poi portò il peso del sacramento.
« Quelli che liaveano mal talento| dicevano| che la ca-riUitevole pace era trovala per inganno. Ma se nelle parole ebbe alcuna fraude | io non debbo patire le pene| benché di buona intenzione ingiurioso merito non si debba ricevere. Di quel sacramento molte lacrime ho sparte| pensando quante anime ne sono dannate per la loro malizia » (1).
Ai quali particolari resta solamente ad aggiugnere| che Carlo venne in Italia con parecchi conti e baroni| ma con soli 500 cavalieri francesi| a cui s'aggiunsero bensì molti fuorusciti guelfi e neri di Romagna e Toscana ; che ricevette dal papa il titolo di conte di Romagna e paciero di Toscana; e che| abboccatosi con Carlo re di Puglia| avea fermata l'impresa di Sicilia per la primavera vegnente| finiti che fossero nell'autunno e l'inverno quegli affari di Toscana. Tutto ciò era poco bello o grande per un signore di quel sangue reale di Francia| di che| in mancanza di forze effettive | si parlava tanto. Ondechè si vede| se avesse ragione Dante poi di chiamare piaggiatore questo straniero.
Del resto| tutta la situazione di lui ili quest'anno| da noi tentata spiegare| è da lui altamente descritta in quella sublime poesia che abbiamo posta sopra| e che speriamo resti quindi più chiara a qualunque leggitore.
(t) I>ixo Comi'.| pp. 489| 490| 491.
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