Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capo xiii —1292-1301 185
esortazione od appello all'Italia; tanto diversa per efficacia| e pensieri veramente filosofici e politici da tante altre| anche le migliori| imitati da quelle| ma che sono al paragone poco più che effeminati piagnistei. Noi posimo in capo all'opera presente quella invocazione a Dio crocifisso che essendo a un tempo spiegazione providenziale ed atto di cristiana rassegnazione delle miserie nazionali| starebbe anche meglio in capo ad una storia filosofica d'Italia. Qui poi ne' sette ultimi versi| pieni di tanta idea di pratica| avrebbesi il più bell'epigrafe o sunto d'una storia politica italiana che esponesse la principal causa umana di quelle miserie| la nostra instabilità. E così questo sommo uomo poneva con fermamano i limiti| definiva coll'applicazioncla vera e buona rassegnazione| che non è mai se non ai mali umanamente non imparabili. E questi sono i sensi| queste le bellezze che il fanno e il faranno| finche durin suoi scritti| ammirato dagli stranieri| amato dagli Italiani. Se noi avessimo avute tre anime| come Dante tra nostri grandi scrittori| io non posso trattenermi dal pensarlo e dal dirlo| sarebbe stata compiuta in breve l'educazione| sarebbesi compiuta o immancabilmente apparecchiata la salute| la gloria d'Italia| principi e popoli| Italia tutta. Ma noi abbiamo elegantissimi| dolcissimi| ed anche per altre qualità grandissimi scrittori certamente; ma politicamente| virtuosamente| nazionalmente grandi come Dante| a malgrado i suoi errori| nessuno.
CAl'O XIII.
Aneddoti. Le rime Gli ultimi amori di Dante in patria.
(1292-1301)
.......di mia naturaTrasmutabile sotì por tutte guise. parad. v. 98-99.
Prima di seguir Dante nell'esilio onde più non tornò| gioverà cercare alcune memorie che pure spettano alla
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