Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
19-1 libro primoCiacco gli potè poi dire : A te sta oramai! qualora tu mi vuogli così ben dare dajnangiare come facesti| et io darò a te così ben da bere come avesti (1). E così rideva di tutti costoro il Boccaccio. Ma| tanto sono le medesime persone e le medesime cose oggetti diversi di risa o d'ire| secondo la natura de'riguardanti| che questo stesso Ciacco è il primo Fiorentino posto da Dante nell'Inferno| e il primo che acerbamente vi parla e predice di Firenze (2) ; e poco dopo| Filippo Argenti| o fosse l'Adi mari già offeso da Dante e vendicatosi poi| ovvero uno qualunque di quella nemica schiatta| e in somma come odiatissimo nemico| vi è non che messo fra gl'irosi dannati e nel fango Stigio| ma evidentemente proseguito di special ira. del rivendicativo poeta. Ed osservisi prima| trovarsi tutto ciò nel canto Vili| il primo come vedremo dei ripresi da Dante dopo l'esilio| forse perchè avea fretta di far vendetta. E leggasi poi tutta quella scena d'ira| veramente infernale| avvicendata tra le due parti. Dante e Virgilio sono in una navicella sulla palude :
Mentre noi correvam la morta gora| Dinanzi mi si fece un pien di fango| E-disse: Chi se' tu che vieni anzi ora?
Ed io a lui : S'io vegno| non rimango(3); Ma tu chi se'| che sì se' fatto brutto? Rispose: Vedi che son un che piango.
Ed io a lui| con piangere e con luttò| Spirito maladetto| ti rimani ; Ch'io ti conosco| ancor sie lordo tutto.
Allora stese al legno ambe le mani| Per che il maestro accorto lo sospinse| Dicendo : Via costà con gli altri cani.
Lo collo poi con le braccia mi cinse| Baciommi '1 volto e disse: Alma sdegnosa| Benedetta colei che 'n te s'incinse lQuei fu al mondo persona orgogliosa;
(1) Giornata ix| Nov. 8. (2) Canto vi.
(2) Cioè non sono per rimanere come rimani tu (V. più giù| v. 38) che sei dannato.
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