Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capo xm — 1292-1301 191
volle cantare| cantò di Tristano e di Laneilotto| e lasciò stare il Dante (1).
Un'altra volta| andandosi Dante per la città di Firenze| e| letterato diverso anche in ciò da'presenti| portando| come allora s'usava| la gorgiera eia bracciajuola| scontrò un asinajo che aveva innanzi certe some di spazzatura| e andava dietro cantando il libro di lui ; e quando avea cantato un pezzo| toccava l'asino e diceva arri. Dante gli diede con la bracciajuola una grande battacchiata sulle spalle| dicendo: cotcsl'arri non vi mis'io. Colui non sapea nè chi si fosse Dante| nè per quello che gli desse-| se non che tocca gli asini forte| e pur arri. Quando fù uri poco dilungato| si volge a Dante cavandogli la lingua| e facendogli con la mano la fica| dicendo: togli. Dante| veduto costui| dice: Io non ti darei una delle mie per cento delle tue (2). E disse pur bene allora: ma parrà l'orse ora a taluni| che avrebbe fatto meglio a non usar quelle due soverchierie manesche; le4 quali| ad ogni modo| confermano ciò che vedemmo| che i grandi d'allora| fra cui Dante| erano come oppressi| così pure sovente oppressori.
Un'altra insolenza di parole trovo in un moderno| il quale non cita onde l'abbia presa; Stava Dante nella chiesa di Santa Maria Novella| meditando appartato ed appoggiato a un altare. Aceostaglisi uno di que' fastidiosi che non in-tendon nulla a silenzio e solitudine| e nulla tengono bello se non il vano parlare. Sforzasi Dante in parecchie guise a farsene lasciare ; ma non venendogli fatto| prima ch'io risponda a te| chiariscimi tu d'una mia domanda| dice-vagli. Quai è la maggior bestia del mondo ? — E rispondendo colui| che| per l'autorità di Plinio| credeva fosse il lionfante; — Or bene| riprese Dante| o lionfante! non mi dar noja: e si partì (3).
D'un altro fatto avvenuto a Dante in Firenze| ci è serbata memoria da lui stesso nel Poema. Trovandosi egli
(t) Fr. Sacch. Nov. cxiv.
(2) Fr. Sacch.| Nov. cxv.
(3) Aprivabese| tom. n| p. 312.
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