Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
196 LIBRO PRIMOrole ili donna amorevole e pura| e fatta Angelo sì| ma pur di douna quai doveva un Dante raffigurarsi in cielo la sua Beatrice. Nò qui corre allegoria; anzi| egli esce a poco a poco| al principio dei XXX canto| d'ogni oscurità; e paragona al nascere del sole ombrato tra'vapori| mattutini| la venuta di sua donna dentro una nuvola di fiori pioventi di man degli Angeli| e vestita di quel medesimo color di fiamma in che ei l'aveva veduta la prima volta| e in che ci la rivide poi sempre nelle sue visioni.
E lo spirito mio| che già cotantoTempo era stato che alla sua presenza Non era di stupor tremando affranto| Sanza degli occhi aver più conoscenza (1)| Per occulta virtù che da lei mosse| D'antico amor sentì la gran potenza. Tosto che nella vista mi percosse L'alta virtù che già m'avea trafitto Prima ch'io fuor di puerizia fosse| Volsimi alla sinistra con rispitto
Col quale il fantolin corre alla mamma Quando ha paura o quando egli è afflitto| Per dicere a Virgilio : men che dramma Di sangne m'è rimasa che non tremi ; Conosco i segni.dell'antica fiamma(2). Ma Virgilio n'avea lasciati scemi Di sè| Virgilio dolcissimo padre| Virgilio a cui per mia salute diémi.
Purg. xxx| 34-51.
Piange Dante di tal dipartita| e subito incominciano quelle così tenere rampogne| che veda ognuno se sieno da persona allegorica| Teologia| Filosofia| Italia o che so io ; od anzi non di donna vera| viva| amata| desiderata e in cielo beata.
Dante| perchè Virgilio se ne vada| Non pianger anco| non piangere ancora ; Chè pianger ti convien per altra spada.
(1) Cioè senza riconoscerla con gli occhi corporali.
(2) Agnosco veleris vestigia flammae. (Eneid.| iv| 23.
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