Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capo ii — 1277-1303 227
>fuovo Iason sarà| di cui si leggeNe' Maccabei; e come a quel fu molle Suo re| così fia a lui chi Francia regge. Io non so s'i' mi fui qui troppo folle| Ch'io pur risposi lui a questo metro: Deh or mi di' quanto tesoro volle Nostro Signore in pria da san Pietro| Che ei ponesse le chiavi in sùa balìa? Certo non chiese| se non : vienimi dietro. Nò Pier nè gli altri chiesero a Mattia Oro o argento| quando fu sortito Nel luogo che perde l'anima ria. Però ti sta| chè tu se' ben punito ; E guarda ben la mal tolta moneta| Ch'esser ti fece contra Carlo ardito. E se non fosse che ancor lo mi vieta La riverenza delle somme chiayi Che tu tenesti nella vita lieta| Io userei parole ancor più gravi ; Chè la vostra avarizia il mondo attrista| Calcando i buoni e sollevando i pravi. Di voi pastor s'accorse il Vangelista| Quando colei che siede sovra l'acque Puttaneggiar co'regi a lui fu vista ; Quella che con le sette teste nacque| E dalle diece corna ebbe argomento| Finché virtute al suo marito piacque. Fatto v'avete Dio d'oro e d'argento : Jl che altro ò da voi all'idolatre| Se non ch'egli uno| e voi n'orate cento ? Ahi| Costantin| di quanto mal fu matre Nou la tua conversiou| ma quella dote. Che da te prese il primo ricco patre ! E mentr'io gli cantava cotai note| O ira o coscienza che il mordesse| Forte spingava con ambo le piote.
Inf. xix| 31-120.
Dopo Niccolò III regnarono in dodici anni tre papi; e rimasta due anni vacante la sede per la difficoltà dell'elezione| fu eletto| a marzo 1294| a malgrado suo| un umile e santo eremita| che preso il nome di Celestino V.
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