Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
228 libro secondo
11 quale provatosi a regnare| e non sapendo parteggiare (ch'era tutt'uno allora) Tra pochi mesi rinunciò; sforzatovi piìi o meno da colui che immediatamente gli succedette| e poi lo trasse in prigione| e vel lasciò morire| papa Bonifazio Vili. A Dante tal rinuncia| che pose in soglio il suo maggior nemico| dovette| quando scrisse| naturalmente mostrarsi sotto il peggiore aspetto di debolezza e titubanza: vizii che sogliono particolarmente dispregiarsi in tempi di parte| e piti dagli uomini della tempra di Dante. Quindi que'solenni versi con che egli caccia nel limbo
......... I/anime triste di coloroChe visser senza infamia e senza lodo|
Inf.; iii| 34-35.
fra le quali mette
.............l'ombra di coluiChe fece per viltate il gran rifiuto;
Inf. ni| 59-60.
il. quale è dai più interpretato per papa Celestino (1).
Così dunque salì al pontificato| con sospetto di brighe| parti e simonia| papa Bonifazio Vili. È ritratto dal Muratori colla sua solita imparzialità| ma con forza insolita. «Nella grandezza dell'animo| nella magnificenza| nella facondia ed accortezza| nel promuovere gli uomini degni alle cariche| e nella perizia delle leggi e de' canoni| ebbe pochi pari : ma perchè mancante di quell'umiltà che sta bene a tutti| e massimamente a chi esercita le veci di Cristo| maestro d'ogni virtù é sopratutto di questa| e perchè pieno d'albagia e di fasto| fu amato da pochi| odiato da moltissimi| temuto da tutti. Non lasciò indietro diligenza alcuna per ingrandire ed arricchire i suoi parenti| per accumular tesori anche per vie poco lodevoli. Fu uomo pieno d'idee mondane| nemico implacabile dei
(1) Ràinald.| Ann. Ecclt. iv| p. 456 e seg. L'interpretazione di questo passo di Dante| come riferentesi a Celestino| mi sembra posta fuor di dubbio dall'essere quella del Petrarca. De vilàsolit.| lib. il| sect. in| cap.'18|
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