Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
234 libro secondoguarderommi dal trarvi meco i leggi tori j lasciando tal uffìzio ai commentatori (1).
Più poetico almeno è il rimprovero d'oblio di Terrà santa fatto al Papa da Folco di Marsiglia ; rimprovero forse ingiusto| rispetto a Bonifazio| di cui vedemmo quella essere stato pensiero principale| quantunque non riuscito (3). Poco più innanzi trovasi Bonifazio chiamato di passo
......Colui che siede é che traligna (2).
E finalmente| in uno degli ultimi canti del Paradiso| più che mai altamente ispirata prorompe| per bocca di san Pietro| la invecchiata ira di Dante:
Quegli ch'usurpa in terra il luogo mio| Il luogo mio| il luogo mio che vaca Nella presenza del Figliuol di Dio| Fatto ha del cimiterio mio cloaca Del sangue e|della puzza| Qnde '1 perverso Che cadde di quassù| laggiù si placa.
Non fu la sposa di Cristo allevataDel sangue mio| di Lin| di quel di Cleto| Per essere ad acquisto d'oto usata;
Ma per acquisto d'esto viver lieto. E Sisto e Pio| Calisto ed Urbano Sparser lo sangue dopo molto fleto.
Non fu nostra iuteuzion eh'a destra mano De' nostri successor parte sedesse| Parte dall'altra del popol cristiano ;
Nè. che le-cliiavi che mi fur concesse Divenisser segnacolo in vessillo Che contra i battezzati combattesse ;
Nè ch'io fossi figura di sigillo A privilegi venduti e mendaci Qnd'io sovente arrosso e disfavillo.
(1) Purg.| xxxn c xxxm.
(2) Parad.| xi| 124| 142.
(3) Parad.| xn| 90.
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