Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capo iv — 1304-1306 251
nativa poi| qual confermarsi| indurarsi ed ostinarsi| gli fosso mestieri per ciò; quali interni combattimenti| quali mutazioni di disegni| quali vicende d'ire e dolori| scoraggiamenti edesiderii si succedessero in lui ; sani facilmente immaginato da tutti coloro che abbiano o provate in se o spiate con benevola ansietà in altrui siffatte vicende. I non esperti se le potranno figurare almeno dalla natura variissimà di Dante| confessata da lui| e dataci da tutte le memorie. È narrato| che di ritorno da Verona| ei « ri-dussesi tutto a umiltà| cercando con buone opere e buoni portamenti riacquistare la grazia di poter tornare in Firenze per ispontanea rivocazione di chi reggeva la terra. E sopra questa parte s'affaticò assai| e scrisse piìi volte non solamente a'particolari cittadini del reggimento| ma ancora al popolo ; e intra l'altre| un'epistola assai lunga che incomincia: Popule mi| quid feci tibi?y> (1) Chiaro è quindi| che queste speranze di ripatriare| queste lettere conciliatorie furono di questi anni| tra il 1304 e"il 1300| contemporanee del ritorno alla vita studiosa| e delle due dimore agli Studii di Bologna e di Padova. Ed altri cenni poi di questo nuovo ma non durevole animo| trovatisi e in alcune delle poesie di lui d'incerta data| c nelle opere da lui intraprese o riprese a quel tempo.
Delle quali| che la prima fosse il Conrito| non ne dubiteranno tutti coloro che si risolvano a leggerlo attentamente; tenendo conto e delle date indi risultanti| e poi della natura stessa dell'opera| che è quasi continuazione della Vita Nova. Quindi anzi alcuni fanno una parte di esso scritta fin da Firenze; ma parmi congettura fondata su interpretazioni dubbiose| non necessaria a spiegar nulla| e rigeltabile per la ragione intrinseca che tutte le parti del libro sono scritte con animo ghibellino| e così di Dante esule. Del resto importa poco; posciàchè| insomma| l'opera qual è | non potè certo essere scritta se
(t) Leonardo Aretino| Ed. Min.| v| 57. — Witte| Ep. n e'ni. Imperciocché l'ultima| già da noi citata più volte| dee certamente (come pure osserva il dotto editore) porsi fra le epistole conciliatorie ilei presenti anni.
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