Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo

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      256 libro segondostilo dea nella presente opera un poco di gravezza per la quale paja di maggiore autorità ; e questa scusa basti alla fortezza del mio commento j> (1). Sono evidenti qui i sentimenti di dolcezza e mansuetudine già espressi nelle lettere scritte a questi tempi.
      il secondo Trattato commenta la prima Canzone| ed è quello ove Dante adempie il suo disegno di spiegare ed allegorizzare quell'amore ch'egli or rinnega ; e già n'ò detto abbastanza. Se non che| qui è una professione di fede dell'immortalità dell'anima| bella per se quanto ogni altra ch'io conosca fra quelle date da' filosofi ; atta poi a mostrare quanto Dante si scostasse da coloro che a suo tempo eran detti Epicurei; e bellissima per l'affetto che glielo ispira| e con che principia e finisce. Si contentino quindi i leggitori| ch'io qui ponga la citazione| quantunque lunga ; e perdonino ciò che qui dice Dante dei sogni| Dante che si consolava| e n'avea parlato poco prima| della rivelazione avuta della vita eterna di sua donna. « Ma perocché dell'immortalità dell'anima è qui toccato| farò una digressione ragionando di quella; perchè di quella ragionando| sarà bello terminare lo parlare di quella viva Beatrice beata | della quale più parlare in questo libro non intendo. Per preponimento dico| che in tra tutte le be-stialitadi quella è stoltissima| vilissima e dannosissima | chi crede dopo questa vita altra vita non essere. Perciocché| se noi rivolgiamo tutte le scritture sì de' filosofi come degli altri savi scrittori| tutti concordano in questo| che in noi sia parte alcuna perpetuale : e questo massimamente par volere Aristotile in quello dell'anima ; questo par volere massimamente ciascuno stoico; questo par volere Tullio spezialmente in quello libello della vecchiezza (2); questo par volere ciascuno poeta che secondo la fede de' gentili hanno parlato ; questo vuole ciascuna legge|
      (1) Cap. iv| p. 18.
      (2) Osservisi a conferma del non aver Dante conosciute le opere di Platone| clie ci non le cita qui ; quantunque| non solamente nel Fedone| ma in esse tutte| più che in quelle di niun antico| sia dimostrata| quanto pote-vasi allora| l'immortalità dell'anima:


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Vita di Dante Alighieri
di Cesare Balbo
Utet Torino
1857 pagine 474

   

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