Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capo iv — 1304-1306 259
Canzone| in cui| con buonissimi argomenti filosofici| benché forse (come succede argomentando) co' peggiori versi ch'egli abbia mai scritti| ei confutava quella orgogliosa| imperiale e ghibellina opinione. Nè ora| commentandola| ei la rinnega; essendo uomo troppo nobile per virtù da voler ricredersi| ed attribuir la nobiltà vera alle ricchezze od al sangue. Ma diventato ghibellino| ed incamminato qui in cavillazoni e distinzioni e scuse| gli sorge urto scrupolo| ed intraprende di provare che non peccò d'irriverenza contraddicendo a uno imperadore. E forse egli entra in tale scusa principalmente per aver occasione di magnificare la dignità imperiale| l'imperio di Roma e la Monarchia; cioè| come egli intende sempre| la supremazia d'un solo imperadore nel mondo| la monarchia universale. Ma| ad ogni modo| ei v'ha qui gran mutazione| e non felice| dello infelice ed irato scrittore. Del resto| come vedemmo poc'anzi il seme del Volgare Eloquio| qui è quello della Monarchia ; dove poi l'argomento è svolto in modo più opportuno| più chiaro| ed anche più moderato per l'opposizione che vi si fa dell'autorità spirituale del papa a quella autorità universale temporale. Ma di ciò a suo tempo.
In tutto| il Contilo è certo l'infima fra le opere di Dante; non di gioventù vera| come la Vita Nova e quasi tutte le poesie sciolte; non tendente a due lini importantissimi a quo' tempi| come l'Eloquio Volgare e la Monarchia; uè Comparabile poi di ninna maniera col poema. Fu opera d'un infelice| sbalzato dalla tranquillità sua d'animo e di vita nelle vicende| nelle miserie | nei dubbi| nell'ire dell'esilio; che voleva ricorrere allo studio| che ne cercava le vie| che ancor non si sentiva di riprender l'opera grande ideata in tempi migliori ; che riprendeva i pensieri| le opere di gioventù| a commentarle e spiegarle e giustificarle| e ad aggiungervi poi i nuovi pensieri accumulati ma informi ancora nella feconda mente; e che ne rimase oppresso fino a che egli non se ne sfogò in miglior modo. E secondo che ci venne poi ciò facendo nelle altre opere| ei lasciò questa| e fece bene. II Convito è non piti che un abbozzoj un tentativo abbandonato dall'autore.
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