Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capo v —1304-1306 265
prio dialetto? Certo sì| a parer mio-| ma potò essere indotto in errore dalla novità di tal fatto non universalmente riconosciuto| se non appunto dopo lui| e per effetto di lui ; e forse da quella sua natura larga| e per così dire eclettica| che gli faceva abbracciare tutte le scienze| scrivere in tutti gli stili| accettare tutti i dialetti| e raccogliere da tutti questi| ed anche dalle lingue straniere| tutte le parole che gli venivano in acconcio. E certo| tal modo di sentire doveva tanto più valere in lui| se| come vedremo probabile| ei rivolgeva fin d'altora in sò il pensiero di scrivere il poema in quel volgare di che ei veniva cercando le regole. Nè è mestieri così d'apporre a Dante il ristretto e vii pensiero di voler per vendetta tórre il vanto della lingua alla propria città. Non sogliono gl'irosi essere vendicatori; e chi si sfoga in parole alte ed aperte| non si vendica poi con altre coperte ed indirette. 11 fatto sta| che questo scritto| citato da alcuni qual frutto dell'ira di Dante| è assolutamente puro d'ingiurie a Firenze; sia che la feroce ma gentile anima di lui vedesse di doversene astenere qui| dove dava giudicio contrario ad essa d'un vanto di essa; sia perchè questo| come il Convito| furono scritti in tempo di maggior mansuetudine di lui| in uno di que' periodi d'amore e desiderii| a cui non isfugge.niun esiliato| o almeno niun buono| mai. Certo | non sono di animo ruminante vendetta le espressioni seguenti| con che egli si scusa di non far la lingua fiorentina la più antica del mondo; e possono servire a scusarlo dell'errore di non averla fatta la prima d'Italia. « Ma noi a cui il mondo è patria| sì come a' pesci il mare| quantunque abbiamo bevuto l'acqua d'Arno avanti che avessimo denti| e-che amiamo tanto Fiorenza| che per averla amata patiamo ingiusto esilio; nondimeno| le spalle del nostro giudizio piìi a la ragione che al senso appoggiano. E benché secondo il piacer nostro| ovvero secondo la quiete della nostra sensualità| non sia in terra loco più ameno di Fiorenza; pure| rivolgendo i volumi de' poeti| e degli altri scrittori nei quali il mondo universalmente e particolarmente si descrive| e discorrendo fra
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