Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo

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      capo vii — 1306-1308 267
      tre modi di patria| comprese l'ima nell'altra. E non così poi Altieri-| il quale ancli'egli| mescendo con simil natura severità| ire ed amori| dopo tante grida contro il paese suo| portava a cielo pure le poesie piemontesi del Calvi; diceva con sospiri| non iscriversi con tal grazia e spontaneità se non nel dialetto della balia| e in questa tentava poi di scrivere egli stesso. Ma di Dante e d'Alfieri molti sanno esagerare le ire| pochi sentire gli amori.
      Del resto| tutte le quistioni dette| sono trattate nel primo libro del Volgare Eloquio; il più importante così per la storia della nostra lingua| per la vita e le opinioni di Dante. Continua egli nel secondo con meno amore| od anzi con istanchezza dell'assunto suo. Cerca prima per quali per-soneedi quali cose abbiasi a scrivere nel volgare illustre (1). Lasciate le prose| tratta delle tre forme di poesie volgari allora usate ; i sonetti| le ballate e le canzoni : dice che in queste| siccome piti degne| deve usarsi quel volgare (2) ; e quindi a queste restrignendo l'argomento| per dieci capi tanto vi s'interna (3)| che alfine vi si perde; e lascia evidentemente incompiuto questo stesso libro dello stile tragico od altissimo| ed intentali i due altri| che dovevano seguire| degli stili elegiaco e comico (4). Vedesi quindi| che| come il Convito| così pure serve questo scritto all'interpretazione dell'opera grande di Danto| e specialmente del titolo di Commedia dato ad essa| e dello stile usatovi| e così dell'intenzione generale di essa. Bla vedesi che| fermate così collo scrivere le proprie idee| l'autore si stancò di quest'opera| inadeguata all'ingegno suo. Inadeguatissima al turbine sempre crescente delle sue idee. Ed anche in questo secondo libro ritroviamo un cenno dei desiderii dell'esule verso la patria. Perdale idea della costruzione di parole ch'ei chiama sapida| ei fa un esempio della frase seguente: « Di tutti i miseri ei mi duole; ma pietà maggiore ho di quelli qualunque sieno | i quali nell'esilio affliggendosi [labescentes)ì non rivedono se non
      (1) Lib. ii| cap. ie n.
      (2) Cap. in.
      (3) Cap. iv-xni. (*') Cap. iv..


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Vita di Dante Alighieri
di Cesare Balbo
Utet Torino
1857 pagine 474

   

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