Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo

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      268 libro secondone' sogni la patria loro t> (1). Ed osservabile è quell'altro luogo| ove| accennando di che specialmente abbiano cantalo i principali poeti di sua età| e dicendo che Cino da Pistoja cantò d'amore| dice di sè| chiamandosi amico di Cino| ch'ei cantò la rettitudine. Bell'assunto| per vero dire| e che concorda co' soggetti da lui cantati nelle Canzoni del Convito| o almeno coll'interpretazione filosofica ivi data di esse.
      Vedesi in tutto| che contemporanee più o meno furono queste due fatiche del Convito e del Volgare Eloquio: quella assolutamente mediocre; questa| quantunque di gran lunga migliore| pur inferiore all'ingegno suo: e così quella lasciata per questa; questa in breve| per l'opera della sua gioventù| del suo amore| della sua virtù. Vedremo che| secondo tutte le memorie| un caso fu che gli fece riprendere tal opera somma ; ma fu un caso ajutato dalle disposizioni dell'animo e da questi primi studii ripresi. Già fin dalla Vita ISova| ei sentiva altamente della potenza della lingua volgare ; vi ritorna nel Convito| deliberando scrivere espressamente ; abbandona il Convito per ciò fare: ma interrotto nel farlo da nuovi accidenti dell'esilio| quando poi riprese il lavoro| riprende delle tre opere interrotte| la maggiore| la più diffìcile| la più sublime di gran lunga; ma la riprende mutata dalle idee sue maturate sul Volgare ; e tanto più volentieri| che queste sue idee lo liberavano quindi dalle pastoje della lingua latina| e quinci anche da ogni soggezione al proprio dialetto. Dirà forse taluno che nello scuotere così ogni freno| Dante si procacciò non solo libertà| ma licenza. Ma dicasi quel che si voglia della teorica di lui| ella gli sarà da tutti perdonata| grazie alla pratica che ne fece. E del resto| tutti i grandi sono così|
      (t) Cap. iv| p. 294. —Nell'esempio che segue| di senso favorevole in apparenza al marchese d'Este| non parmi che abbia a cercarsi un altro marchese che Azzone Vili| vituperato nel libro i| cap. xu; nè che vi sia niuna contraddizione con que' vilupcrii. Ei si vuol seguire l'opinione dell'autore del Veltro (pag. 91)| che qui queste lodi sieno ironiche. Se vi fosse contraddizione| sarebbe certo inesplicabile.
      b.


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Vita di Dante Alighieri
di Cesare Balbo
Utet Torino
1857 pagine 474

   

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