Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capo v — 1304-1306 269
e valgono più in questa| che in quella. A loro| gli esempi da seguirsi -| a noi minori la ricerca| le distinzioni delle regole| da desumersi più dai lor fatti che dai lor detti La Divina Commedia è fiorentina senza esclusione| senza pedanteria. E chi scriva così| scriverà sempre bene| qualunque sieno le teorie (l).
Nè era Dante solamente scevro di quella pedanteria che sta nel modo di scrivere : l'abbiamo di nuovo a vedere libero di quell'altra maggiore del perdersi studiando negli studii| dell'anteporre a poco a poco la vita contemplativa diventando indifferente| o| peggio| disprezzato!'dell'attiva. Non era egli letterato| come tanti| seduto a ciò ch'egli chiama il banco dello studio -| e più che su questo| certo è che in sella e per le vie| per li campi e i monti e le valli| nacquero i pensieri delle opere di lui. Non sarebbero di ciò mestieri altre prove| che le tante descrizioni di luoghi particolari onde va ingemmato il poema -| ma vi s'aggiungono poi quelle d'ogni qualità di paesi| ogni ora del giorno| ogni effetto di luce e di suono| e quasi direi ognuno di que' fenomeni naturali che non s'osservano mai se non da coloro che sanno vivere a cielo aperto. Solenne principalmente è la descrizione della sera del viandante al tocco òeW'Ave Maria (2) :
Era già l'ora che volge il desio Ai naviganti| e intenerisce il coreLo dì ch'han detto ai dolci amici addio;
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(1) Ho seguita l'edizione di Zatta| Venezia| 1758| senza prefazione nè commenti| che sarebbero pur utilissimi. Nè so che ne sieno stati fatti d'allora in poi| se non si vogliano tener per tali le Opere del Perticari. Forse soddisfarà a tal bisogno letterario l'edizione citata delle opere minori di Dante che si sta facendo in Firenze. La traduzione antica| aggiunta all'edizione veneta| è elegante| ma poco precisa. Vedi specialmente p. 28i| dov'ella fa dire a Dante quésta grand'eresia filosofica| che l'uomo ha tre anime.
(2) Li usi dell'Afe Maria alla sera"| e dellVlngetos al mattino sono di poco anteriori' a Dante. L'indulgenza conceduta al primo è di papa Innocenzo 111. E dell'anno 1265| o poco dopo| è la prescrizione fatta da san Bonaventura a' Francescani| di cui era generale| di recitar [VAngelu» Pgni mattino alle ore 6 (Boiler| 14 luglio| traduzione italiana p. 163)|
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