Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
270 libro secondoE clie lo nuovo peregrin| d'amoro Punge| se ode squilla di lontano| Che paia il giorno pianger che si muore.
Purg. vili| 1-6.
Alla quale è uguale o superiore quell'altra descrizione dell'altro Ave Maria o Angelus mattutino| al suonar del quale negli orologi paragona Dante il rotear di alcune anime beate in Paradiso.
Indi| come orologio che ne chiami Nell'ora che la sposa di Dio surge A mattinar (1) lo sposo perchè l'ami| Che luna parte e l'altra tira ed urge Tin tin sonando con si dolce nota| Che '1 ben disposto spirto d'amor turge (2); Così vid'io la gloriosa ruota Muoversi| e render voce a voce in tempra Ed in dolcezza| ch'esser non può nota Se non colà dove '1 gioir s'insempra(3).
Paracl| x| 139-148|
Dal 1304 al 1306 vedemmo Dante tranquillo e scrivente| forse in altri luoghi| ma certo insieme con Pietro suo figliuolo| agli Studi di Bologna e di Padova; della quale inquilino| il vedemmo assistere da testimonio in un atto privato addì 27 agosto di quell'ultimo anno. Trentanove giorni dopo| il troviamo adoprato in negozi all'altra proda d'Italia; nè di tal minzione possiam fare niuna probabile congettura| senza ricorrere a tutto ciò "che si travagliò nella Penisola durante que' due anni che Dante rimase ritirato sì| ma non indifferente ai negozii.
(1) Ogni parola è notevole per affollate bellezze. Qui è accennato certamente il mattutino delle monachelle ; ma di passo| e quasi tacitamente| o col semplice uso d'una parola| è paragonato quel mattutino a que' canti delti mattinale che si facevano dagli amanti allo svegliarsi di lor amante in sul mattino.
(-2) E qui si può ben' dire al leggitore avverti ; ma come spiegare tutte le bellezze intellettuali di quelle due parole?
v'3) S'insempra| per s'eterna| già J'intende ognuno| e intende l'eleganza della parola| pur non restata.
t'
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