Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
272 libro secondovenza degli Angioini che la vendettero poi al secondo successore di Clemente)| ma creando poscia cardinali francesi| e sendo da questi eletti successori francesi| settanta anni dimorarono là quindi i papi. Quai diminuzione d'autorità e di potenza ne soffrisse il papato| e come principato italiano e come sommo pontificato| fu avvertito da molti| ma non forse abbastanza da nessuno moderno. Ai contemporanei si vuol ricorrere per veder lo sdegno dei buoni| il trionfo dei malvagi per questa innaturale| inusitata e pericolosa traslazione della Sedia| detta allora da tutti la cattività di Babilonia. Imperciocché non è Roma| come male interpretano i^più| ma Avignone e la Corte colà| quella che e chiamata Babilonia da Dante e Petrarca. Questa traslazione fu quella la quale poco meno che distrusse la grand'opera di Gregorio VII e suoi seguaci|; questa che avvezzando i popoli a vedere| i principi a desiderare il papa fuor di Roma| agevolò od anzi causò e produsse poi il lungo e grande scisma d'Occidente ; scisma esso| origine dèlie dispute e delle divisioni dei concilii di Pisa e Costanza; origini queste| più ch'ogni altra cosa| delle eresie de' secoli xv e xvi ; e così di quella violenta Riforma che dura ai nostri dì| e divide tante preziose membra del sacro corpo della Cristianità. E quindi è| che non solo volentieri scuseremo| ma se ci sia conceduto di conchiudere dalle opinioni degli storici più approvati della Chiesa nostra| noi loderemo anzi Dante d'essersi rivolto contro Clemente V e il suo francese successore| primi motori di tanti danni ; ed anzi| considerando che gli stessi vituperii ai loro predecessori non furono scritti da lui se non dopo quel fatto | giusta e cristiana cagione d'ira| noi pur condannando l'ingiusta estensione| in parte pure ne lo scuseremo. 1 papi dei tempi di Dante meritarono la disapprovazione| e in quanto lice a cristiano e acattolico| l'ira di lui. La colpa di Dante verso i papi non fu il male che disse di Bonifazio| di Clemente o di Giovanni ; fu il bene che non disse di Benedetto buono contemporaneo suo| e massime dei grandi e sommi predecessori di tutti questi| che per compier giustizia avrebbe dovuto. E ri-
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