Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
292 libro secondocomando di Dio ci proibisce di lasciar oziose le grazie che sieno a noi concedine. Imperciocché Dio e la Natura condannano l'ozio| e dannasi al fuoco quell'albero che nega frutte in sua stagione. Or questo che è qui detto della produzione dell'interno tesoro| da niuno Italiano sembra essere stato sì bene osservato fin dalla puerizia| come da questo uomo| la cui opera colle esposizioni da me fatte intendo qui indirizzarvi. Che (secondo io intesi da altri| ed è mirabile) già prima di sua pubertà tentò dir cose non più udite; e (più mirabile ancora) quelle cose che appena in latino si possono da'migliori spiegare| egli si sforzò di chiarirle in volgare. In volgare dico| non semplice| ma musicale. E per lasciare le lodi di lui alle di lui opere| dove più chiare senza dubbio appariranno ai sapienti| io vengo brevemente al proposito.
« Ecco dunque| che intendendo quest'uomo d'andarne alle parti oltramontane| e facendo transito per la diocesi di Luni (1)| sia per devozione al luogo| sia per altra cagione| ei ne venne al detto monislero. Il quale avendo io veduto| e sendo egli ancora a me ed a' miei fratelli sconosciuto| l'interrogai| che domandasse? E non rispondendo egli parola| ma pur guardando la costruzione del luogo| di nuovo l'interrogai| che domandasse o cercasse? Egli allora| guardati attorno me e i fratelli| disse: pace (2). Quindi m'accesi via via più di conoscere| di qual condizione fosse tal uomo; e trattolo in disparte dagli altri| e fatto colloquio con esso| il conobbi. Chè| quantunque io non l'avessi prima di quel giorno veduto| la fama di lui già da gran tempo era a me pervenuta (3).
« Quando poscia ei m'ebbe veduto a lui tutto attento| e conosciutomi affezionato alle sue parole| egli con modo famigliare si trasse di seno emostrommi liberalmente un
(1) Da queste parole l'autore del Veltro arguisce clie Dante pochi giorni si soffermasse in Lunigiana| e cosi clie venisse di fuori.
(2) Vede ognuno quanto tutto ciò s'accordi co'modi e con le parole usate da Dante.
(3) Dante| non ignoto per li suoi uflìzii e per le sue prime poesie| doveva essere notissimo da due anni in lunigiana.
b.
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