Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capo vi — 1306-1308 293
libretto; ed ecco| dissemi| una parte dell'opera mìa| che mai forse (\) tu non vedesti. Io vi lascio tal monumento| affinchè serbiate dì me più ferma memoria. Ed avendomi pòrto un libretto| ed io con gratitudine accettatolo in grembo| l'aprii| ed in presenza di lui vi affìssi gli occhi con affetto. Ed avendo veduto ch'eran volgari le parole| e mostrando in certo modo di maravigliarmi (2)| egli mi domandò la cagione di tal sostare. A cui io risposi : maravigliarmi di tal qualità di sermone; sia perchè difficile| anzi inimaginabile mi pareva ch'egli avesse potuto esprimere in volgare un assunto così arduo; sia perchè non conveniente parevami vestir tanta scienza in abito popolare.
— « Secondo ragione tu pensi certamente| rispos'egli; e quando da principio (mosso forse dal Cielo) (3) il seme infuso germinò a tal proposilo| io prescelsi a ciò sua legittima favella. Nè solamente la prescelsi| ma in essa| al modo usato poetando| incominciai:
Ultima regna canam| fluido contermma mundo| Spirìtibus quae lata patent| quae praemia solvunt Pro meritis cuicumquc suis.
Ma quand'io considerai la condizione dell'età presente| vidi essere del tutto abietti i Canti degli illustri poeti ; e per questa ragione appunto gli uomini generosi (4)| che a tempi migliori scriveano tali cose| lasciarono (oh dolore!) le arII liberali a'plebei. Per lo che| deposi la povera lira di che era io provveduto| e un'altra n'apparecchiai adattata ai sensi de'.moderni ; vano essendo porger cibo da mangiare a bocche di lattanti.
(1) La parola forse fa sospettare che di alcuni canti dell'Inferno poteva già prima essersi tratta qualche copia (nota dell'autore del Veltro).
(2) Tal maraviglia mostra che se i primi canti erano conosciuti| erano quelli scritti già in latino.
(3) L'autore del Veltro attribuisce la parentesi al Frate; ma parmi compresa nelle parole di Dante| che fin dalla Vita Nova esprime questo medesimo pensiero.
(4) Leggo homines| non hominis| che non intenderei| non essendo di questo tempo l'antichissima ortografia latina che metteva il secondo per il primo.
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